I piloti italiani di F-35 raccontano della loro prima esperienza alla Red Flag

La Red Flag è la principale esercitazione al combattimento aereo dell'USAF, considerata tra le più complesse ed avanzate al mondo.

Piloti F-35 Aeronautica Red Flag
Piloti istruttori italiani di F-35 partecipano per la prima volta all'esercitazione Red Flag, USA.

Si è conclusa presso Nellis Air Force Base (AFB) in Nevada, l’esercitazione Red Flag 19-2, che per la prima volta ha visto la partecipazione di un gruppo multinazionale, il 62nd Fighter Squadron (FS) di Luke AFB, che ha tra le sua fila piloti F-35 non solo statunitensi, ma anche italiani e norvegesi. Tre sono stati gli istruttori dell’Aeronautica Militare che hanno partecipato alle due impegnaitve settimane di addestramento avanzato.

Oltre agli F-35A, gli Stati Uniti hanno rischierato velivoli F-15C, F-15E, E-3 AWACS, un E-8 Joint Star e un aeromobile a pilotaggio remoto MQ-9 Reaper della USAF, oltre agli EF-18G Growler della US Navy. L’Arabia Saudita ha messo in campo i nuovissimi caccia F-15SE, Singapore gli F-15SA, il Belgio e l’Olanda gli F-16A MLU, gli Emirati Arabi Uniti uno Squadron di F-16E Block 60.

La funzione di rifornimento in volo è stata assolta da una “cisterna” olandese KDC-10 ed una colombiana KC-767, mentre la “cellula” CSAR (Combat Search And Rescue) è stata garantita da due HH-60, due A-10 e un HC-130J della USAF. Il numero di velivoli in volo contemporaneamente (nei cosidetti “pacchetti") ha superato le 60 unità.


L’integrazione tra piattaforme molto diverse è stato il filo conduttore dell’esercitazione: infatti “solo integrando le capacità dei velivoli di quarta e quinta generazione si possono massimizzare i risultati ottenibili da entrambe”, ha dichiarato uno degli istruttori italiani, il Magg. Emanuele A..

Molteplici i ruoli rivestiti dai velivoli F-35 durante l’esercitazione RF 19-02: le formazioni del 62nd FS hanno svolto, ad esempio, molte missioni di Air Superiority nel ruolo SEAD (Suppression of Enemy Air Defenses) con il compito di scortare i velivoli della coalizione, proteggendoli da minacce terra-aria SAM (Surface to Air Missile). Allo stesso tempo, insieme ad aerei “amici” dedicati, come gli F-15C (definiti in gergo la “scorta” aria-aria), hanno difeso la coalizione dai velivoli “nemici”, riducendo il rischio di perdite e creando le condizioni di superiorità aerea necessarie a permettere agli altri assetti di portare a termine le rispettive missioni operative.

Inoltre, sono state effettuate con successo alcune missioni DCA (Defensive Counter Air), nel corso delle quali i nostri piloti, oltre ai compiti propri di questa specifica tipologia, hanno operato in qualità di Battle Manager, trasmettendo informazioni tattiche agli altri assetti aerei.

Gli F-35, in formazione da quattro velivoli, hanno quindi agito da force enabler, ottenendo significativi risultati nella neutralizzazione delle minacce, con una media di circa sette sistemi SAM e cinque assetti Red Air “soppressi” per ciascuna missione, riuscendo ad essere l’unico assetto a volare il 100% delle sortite pianificate: i cinque assetti rischierati hanno permesso di effettuare tutti i giorni due missioni da quattro velivoli.


Al termine della Red Flag l’entusiasmo fra i piloti e gli specialisti del 62nd FS era palpabile. “Essere ai comandi di un F-35, un velivolo di quinta generazione, è sempre stato un mio sogno. Immaginavo che la macchina avesse capacità uniche in combattimento e ne ho avuto la conferma sin dal primo volo […] ma partecipare alla Red Flag, una delle migliori esercitazione al mondo, me lo ha confermato oltre ogni aspettativa” ha dichiarato subito dopo l’atterraggio dall’ultima missione il Magg. Alessandro P.. “I risultati che abbiamo conseguito in queste due settimane hanno quasi dell’incredibile: le statistiche non hanno bisogno di commenti”. Il sistema d’arma è risultato il più efficace nella neutralizzazione di sistemi SAM e assolutamente indispensabile nella trasmissione immediata di tutte le informazioni peculiari per la riuscita della missione. “Sapevamo di avere un vantaggio operativo, dovuto alla tecnologia di 5^ generazione, ma un rateo così alto di “successi” non ce lo aspettavamo”, commenta il Magg. Emanuele A. “nelle 16 missioni OCA (Offensive Counter Air) volate, a fronte di zero perdite fra gli F-35, abbiamo neutralizzato più di 100 sistemi SAM”.

“Sono rimasto impressionato dalle capacità dimostrate dall’F-35 in un ambiente complesso e realistico come la Red Flag dove ci sono veri professionisti che simulano la Red Air, ossia le forze aeree nemiche” ha aggiunto il Magg. Giuseppe A. al termine dell’esercitazione, “durante le nostre missioni eravamo fra i primi ad entrare in area di operazioni, ben oltre le linee nemiche, e gli ultimi a lasciarla, grazie sia alla grande persistenza che alle peculiari caratteristiche di Low-Observability del nostro velivolo di 5a generazione. Siamo stati in grado di individuare, trasmettere e neutralizzare minacce terrestri ed aeree in tempi rapidissimi, proteggendo gli assetti della coalizione in circostanze altamente rischiose: le superiori capacità dell’F-35 sono state spesso determinanti”. Il Maggiore ha poi aggiunto: “all’inizio non tutti avevano capito bene come integrarci perché non ci avevamo mai visto operare. Durante l’esercitazione abbiamo però raggiunto un elevato livello di interoperabilità che ci ha permesso, come coalizione, di affrontare delle missioni con un altissimo livello di minaccia e complessità in cui l’F-35 è certamente risultato indispensabile a raggiungerne gli obiettivi”.


A conferma della matura cooperazione fra i partner, il Maj. Gen. Peter Gersten della USAF, Comandante dell’Air Warfare Center (il Comando che si occupa di sviluppare la dottrina di impiego futura dei sistemi d’arma dell’USAF e da cui dipende anche la Weapon School, ossia la Top Gun dell’USAF), ha volato una missione della Red Flag, con un F-35 del 62nd FS, in una formazione composta da due piloti italiani e da un pilota norvegese. Al termine del volo ha dichiarato: “E’ stato un onore volare con il team di istruttori italiani di F-35 nel corso della Red Flag. La nostra rete di alleanze e partnership è la spina dorsale della sicurezza globale, e le esercitazioni come la Red Flag aiutano a rafforzare queste relazioni. Allo stesso modo, il programma F-35 è stato progettato per integrare partner strategici e alleati in modo da poterci addestrare al meglio per essere pronti ad operare negli scenari reali. E’ fondamentale che gli strumenti tecnologici che abbiamo a disposizione possano integrarsi per portare a termine nel migliore dei modi la missione che siamo chiamati a svolgere, alla fine si tratta degli aviatori delle nostre nazioni che lavorano insieme e fanno davvero la differenza. Sono orgoglioso di aver preso parte alla missione e di osservare in prima persona la professionalità di questa straordinaria squadra".

“Un’ulteriore nota di orgoglio per l’Aeronautica Militare e per l’Italia” ha infine sottilineato il Colonello Igor Bruni, Comandante della Rappresentanza Militare “è che, a prescindere dall’innegabile ruolo da protagonista svolto dal velivolo F-35 nella Red FLag 19-2, i nostri istruttori si sono distinti nel corso di queste due settimane, ricevendo personalmente, o in qualità di membro della formazione di F-35, il riconoscimento di “Top Performer of the Mission” , ennesima dimostrazione di qualità e competenza”.

​I piloti italiani del 62nd FS sono assegnanti alla sede distaccata della Rappresentanza Militare Italiana di Eglin (Florida), una realtà interforze, alle dirette dipendenze della Direzione di Programma JSF del Segretariato Generale della Difesa, che si occupa di gestire l'addestramento di tutto il personale militare italiano (naviganti, tecnici e manutentori), sia dell'Aeronautica sia della Marina Militare, designato ad operare sui velivoli F-35 nazionali, nelle versioni "A" a decollo convenzionale e "B" a decollo corto ed atterraggio verticale.

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Fonte, Immagini: Aeronautica Militare

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